Pnrr e propaganda. Che il Sud bruci tra le fiamme, tanto qua si campa d’aria (e di bugie)

Contenta, si dice la premier. soddisfatto, si dice il ministro Fitto. L’incasso della terza rata, dicono entrambi, è un successo! E questo governo è affidabile! Si sperticano, Meloni e Fitto, ad autoproclamarsi vincitori di una sconfitta che pagheremo cara, carissima. E si fanno trovare pronti i sedicenti giornali e giornaletti a fare da cassa di risonanza alle loro bugie. Sono gli stessi, per intenderci, che usano sistematicamente espressioni come “asfaltare” o “rosicare”, quelli che hanno il preciso compito di tirare fuori tutta la rabbia latente del malessere sociale, economico, politico, civile. Incaricati di trasformare questa rabbia in odio, di costruire accuratamente i bersagli contro cui scagliarla. Il braccio armato del potere, pronto a mettere in croce chiunque non incensi i loro errori. Loro.

Anche sul Pnrr, sono tutte bugie. Enormi bugie. E più Sallusti e i giornaletti online “vintage ventennio” vi diranno che una cosa è vera più, potete scommetterci, quella cosa sarà falsa .

La verità è che – a fronte di 67 miliardi già incassati dal governo Draghi – il governo Meloni NON porta a casa i 36 miliardi previsti entro la fine del 2023. Perché, di questi 36, ben 15 miliardi e 891 sono stati definanziati. E cioè tagliati, come direbbero un Sallusti o un Porro qualunque, se ci fosse qualcun altro al comando invece del loro padrone. O, ancora, asfaltati, buttati, come direbbero un Cruciani o una Totolo qualunque, quelli ancora più radicali nei toni, quando si tratta di propagandare le fake. Tagliati, quindi, e non «spostati», come sostengono l’instancabile viaggiatrice Meloni e il fido ministro Sud.  

Quali progetti sono stati tagliati? Eccoli:  

Mentre il Sud brucia tra le fiamme dell’incuria, della criminalità e della crisi climatica, si tagliano (o si spostano a “giorno di mai e mese di poi”, se preferite) 1 miliardo e 287 milioni per la riduzione del rischio idrogeologico.  

«Qui non c’è più nulla da bruciare, adesso ‘spettamu mi ndi leva l’acqua», ha detto una giovane donna a Fabio Itri. Pochi giorni fa, a Mosorrofa, tra le colline appena dietro Reggio Calabria, nell’anno del signore 2023, i Vigili del Fuoco faticavano a rifornire le autobotti per domare le fiamme, perché qui l’acqua è razionata.

Sud, difesa del territorio, Comuni. Ecco su chi si abbatte la scure delle loro incapacità. Ma le bugie hanno le gambe corte, se le gridi dal palco dei fascisti spagnoli ma anche se le pronunci con toni pacati da Washington. Anche se puoi contare su uno stuolo di carta straccia e odiatori seriali pronti a inondare la rete e la carta di propaganda. Lo sa bene chi si è visto arrivare un sms con la sospensione del reddito di cittadinanza, “ti lascio con un messaggino” come nelle peggiori commedia romantiche.

Qualcuno sulla rete si domandava come potesse “la sinistra” preoccuparsi del caso Rai mentre il governo Meloni accetta il Pnrr. Come se fossero cose distinte. Come se libertà di pensiero, di parola, di informazione non siano indissolubilmente legati al diritto di sapere cosa succede. Davvero.

Quando l’ingerenza di governo sul servizio pubblico si fa così esplicita, come in questi giorni, quando l’ingerenza dell’estrema destra si fa così pericolosa dentro i gangli dello Stato, come in questi anni, difendere la libera informazione significa impedire alla propaganda di farci sorridere mentre affoghiamo.

Saline Ioniche (Rc), luglio 2023, Fabio Itri

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