Lo spauracchio dei rave e la propaganda securitaria. E il pugno di ferro sui nostri denti

In nome della legalità e del decoro urbano, ci è arrivato un bel pugno di ferro tra i denti. E arriva anche sui denti di chi sorride al “ritorno dell’ordine e della disciplina”. 

Le norme introdotte in fretta e furia il 31 ottobre, in «materia di occupazioni abusive e  organizzazione  di  raduni illegali», sono una dichiarazione di guerra finale. La normativa soprannominata “anti-rave” è un decreto legge che modifica l’articolo 633 del codice penale: reclusione da tre a sei anni, multe da mille a 10mila euro e procedimento d’ufficio «se il fatto viene commesso da più di cinquanta persone allo scopo di organizzare un raduno dal quale possa derivare un pericolo per l’ordine pubblico o la pubblica incolumità o la salute pubblica». Poi, prevede pure la confisca dei beni, e cioè «di eventuali strumenti musicali o di diffusione di suoni o immagini necessari per lo svolgimento dell’intrattenimento nonché di impalcature necessarie per la realizzazione di palchi ove collocare i medesimi».

Carcere carcere carcere! Urlano i nuovi governanti in risposta alla retorica degli scansafatiche, dei giovani che si dddrogano e che non vogliono lavorare. Come se loro si ammazzassero di fatica a stare in Parlamento e al governo per partorire scempi come questo qua.

Il ministro Piantedosi ha annunciato persino il ricorso a strumenti investigativi speciali, come le intercettazioni telefoniche “preventive” ma anche alla sorveglianza informatica delle chat e dei canali social dei presunti organizzatori così da poter individuare in anticipo i luoghi prescelti per i temibili raduni. Perciò occhio quando organizzerete una mangiata tra amici o una scampagnata, se siete più di 50 sono guai. Ricordate che oltre alle minacce di arresti e alle multe salatissime, sono state sdoganate anche le intercettazioni preventive e il controllo delle chat. Dove sono finiti quei dubbi che frenano il pugno duro quando si tratta di indagare di mafiosi e terroristi? E mi riferisco ai terroristi veri, non i dissidenti spacciati per tali, come in Val di Susa. 

Questi provvedimenti non sono un fulmine a ciel sereno, ma un vecchio pallino del centro-destra che ha trovato in questi anni una strada sempre più veloce grazie alle politiche di repressione di tutti i governi che si sono succeduti. Il 10 luglio del 2008, il deputato Giorgio Merlo dell’allora Popolo delle Libertà, aveva presentato una proposta di legge rimasta per anni in fondo ai cassetti. 

E adesso eccola, rivisitata e ampliata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi «per dare nuovi e più efficaci strumenti di prevenzione e intervento». Una soddisfazione che l’ex prefetto di Roma, si è voluto prendere in grande stile con un’operazione di propaganda andata in scena a Modena: centinaia di agenti (circa 400) in tenuta anti-sommossa hanno circondato 2 o 3emila ventenni che stavano ballando in un capannone affittato. Niente di lontanamente eversivo c’è in un rave, se non la voglia di riprendersi uno spazio di evasione da una vita sempre più dura e da una società sempre più chiusa. Dove o ti voti al consumismo delle vetrine o stai a casa. Insomma devi vivere come dicono loro, ti devi pure divertire come dicono loro. Oppure sei un sovversivo. 

Dov’erano gli agenti di polizia (forse tutti schierati a Modena?) mentre – nelle stesse ore, a due passi da lì – migliaia di nostalgici fascisti sfilavano indisturbati a Predappio, per festeggiare il centenario della marcia su Roma?  

Eppure la legge vieta saluti romani e annessi. La legge lo vieta ma lo Stato quella legge non la applica mai. Vieta la ricostituzione del partito fascista e vieta ogni richiamo a quella disgrazia che fu il Ventennio per i Paese. A Predappio l’illegalità ha sfilato indisturbata mentre centinaia di agenti e carabinieri, camionette e blindati, accerchiavano il capannone per sgomberarlo con le buone o con le cattive. Non sono state necessarie le cattive, perché i giovani che stavano festeggiando hanno lasciato spontaneamente e pacificamente l’area. Un certo senso di responsabilità – di cui il potere assetato di propaganda appare ormai privo – non è mancato a quei giovani. Niente feriti, nessun arresto ma 600 identificazioni. 

Il processo è chiaro: criminalizzo chi non compie nessun reato e poi faccio una legge affinché un reato ci sia. Ecco fatto. 

Quello che anche i (troppo leggeri) media continuano a chiamare “illegale” non violava nessuna legge. Non c’è nessuna norma che vieti, o almeno così era fino a ieri. La Costituzione – articolo 17 – tutela il diritto di riunirsi «pacificamente e senza armi». “Ma nei rave circola la ddddroga!”, obietta qualcuno. Frasi fatte, luoghi comuni, paure instillate giorno dopo giorno. Si sono sempre erette su questo le privazioni della libertà. E così da oggi sono vietate le «organizzazione  di  raduni illegali», ed è un manipolo di propagandisti a decidere cosa è illegale e cosa no. 

C’è davvero di che preoccuparsi. Eppure qualcuno sorride soddisfatto davanti alla rude sicurezza di questa piccola lady di ferro provetta, confezionata ad arte per rassicurare i poveracci che il loro problema non è la povertà ma le feste, i drogati, gli immigrati. Insomma di tutto bisogna avere paura fuorché di una classe politica incapace di gestire questo paese. Ecco, a chi sorride e gongola in questo momento mi piacerebbe avvisarlo: Attenzione, quel pugno di ferro, prima o poi, finirà pure sui tuoi denti. 

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